I Migliori Film Horror

Una classifica dei migliori film horror di sempre? Impossibile da stilare, a meno che non si decida di restringere il campo. Perché gli anni passano, le paure cambiano e anche il genere si evolve con loro, regalando a noi estimatori il piacere di capolavori sempre nuovi. Ecco, quindi, quelli che, secondo me, possono essere considerati i cinque migliori film horror dell’ultimo decennio, assolutamente da non perdere.

migliori film horror – top 5

Ho deciso di stilare una classifica dei top 5. I migliori film horror partendo dal quinto posto per arrivare al film che secondo me si aggiudica il podio. Le scelte che ho fatto non so se ti piaceranno perchè sono ovviamente dettate dal mio gusto personale. Soprattutto per il primo classificato sono certa che non tutti saranno d’accordo con me. Vediamo quali sono i film che mi sono piaciuti di più in questo ultimo decennio.

5) La Madre (2013, Andres Muschietti)

Può l’amore di una madre superare la barriera della morte? Sembrerebbe una prospettiva rincuorante. Ma gli amanti del brivido sanno che quello che torna dall’aldilà non è mai uguale a ciò che era un tempo.

La Madre è una presenza oscura che allo stesso tempo nutre e tiene lontani dalla luce e dal mondo, in una spirale di amore morboso e contro natura. Un torto da riparare, un legame che assume le sfumature del macabro e tinte poetiche caratterizzano questo elegante horror. Guillermo del Toro conferma, questa volta in veste di produttore, la sua predilezione per il genere della favola nera. Costruito come una ghost story, il film si pregia della sapiente regia di Andres Muschietti e di una fotografia curata ed efficace, che colpiscono subito l’immaginazione. Le atmosfere tetre e alcune intuizioni tecniche, come le inquadrature spezzate che lasciano intravedere solo le bambine, ma non la misteriosa presenza con cui interagiscono, ne fanno una piccola perla nera da non perdere. E’ sicuramente da citare tra i 5 migliori film horror contemporanei.

4) The Children (2008, Tom Shankland)

Un cottage isolato in alta montagna, famiglie riunite per trascorrere con i bambini le vacanze invernali e, attorno, solo boschi innevati. Potrebbero sembrare gli ingredienti giusti per una commedia natalizia colma di buoni sentimenti. Ma non è così. Sono invece gli ingredienti giusti per uno dei migliori film horror del nuovo millennio: The Children. Ancora una volta i bambini si fanno veicolo del male, questa volta manifestatosi sotto forma di uno strano morbo che trasforma i più piccoli in creature diaboliche. Quella che era iniziata come una serena parentesi familiare si tramuta ben presto in una sequenza sempre più terrificante di omicidi a danno degli adulti del gruppo. The children indaga su una delle paure più radicate nell’essere umano, quella del pericolo che si fa largo proprio attraverso il simbolo della più integra innocenza. Lo scenario entro il quale si svolge l’azione, ammantato di candida neve che presto si macchia di sangue, morte dopo morte rispecchia in maniera sempre più evidente la perdita della purezza. Questo horror britannico, caratterizzato da una fotografia minimalista e impeccabile, porta la tensione ai massimi livelli e non manca di qualche scena splatter ben calibrata. Disturbante, con un finale che ti lascerà senza consolazioni.

3) Stoker (2013, Park Chan-wook)

Dopo averci regalato alcune pellicole di gran pregio, come Odboy e Thirst, il regista coreano Park Chan-wook esordisce con una produzione in lingua inglese di rara raffinatezza: Stoker. L’elemento sovrannaturale emerge in modo appena accennato, lasciando il film in bilico tra realtà e immaginazione. Tra dramma e horror in piena regola. India Stoker, interpretata dalla bravissima Mia Wasikowska, è il perno attorno al quale si snoda questo misterioso affare familiare. Legami oscuri, desideri sotterranei e segreti inconfessabili. E il sangue, motore e filo conduttore della vicenda, nonostante non si palesi praticamente mai agli occhi dello spettatore. Reale o metaforico, versato o semplice veicolo di eredità genetiche ingombranti. La sua presenza riesce a essere tangibile senza manifestazioni visive evidenti. C’è sangue anche solo nel desiderio del morso, nel vino lasciato cadere nel bicchiere, nel laccio emostatico stretto attorno alla carne della vittima. Vampirismo? Alla fine della storia non si ha la certezza che l’eccezionalità della protagonista sia al di sopra della natura o semplice metafora del suo allentare i legami, di sangue appunto, che la imprigionano nell’identità familiare. Ottima prova anche per la Kidman.

2) The Babadook (2014, Jennifer Kent)

Molto più di un semplice horror, questo straordinario film rivela strada facendo la complessità delle sue tematiche. La difficoltà di superare un lutto, l’ombra della depressione, pericolose psicosi e il dramma di una maternità vissuta senza il sostegno di nessuno. Amalia, interpretata dalla bravissima Essie Davis, perde il marito in un incidente stradale proprio la notte in cui deve partorire. Rimasta sola a crescere il problematico figlio Samuel (Noah Wiseman), è ormai sull’orlo di una crisi di nervi. Come se tutto questo non bastasse, nelle loro vite fa ingresso uno strano libro di favole per bambini. Il figlio inizierà ad esserne ossessionato. Babadook, il terrificante protagonista della storiella illustrata, sembra scappato dalle pagine del libro per perseguitarli. Impreziosito da una fotografia elegante e da un magistrale uso del linguaggio cromatico, questo film fa della cifra stilistica uno dei suoi punti di forza. La chiave horror diventa, in questo caso in maniera volutamente esplicita, lo strumento per parlare di alcune paure dei tempi moderni. Sceneggiato e diretto dalla regista Jennifer Kent, questa pellicola, vera e propria rivelazione dell’anno appena passato, riporta in auge il cinema australiano con una storia profonda e ben raccontata.

1) Lasciami entrare (2008, Tomas Alfredson)

Con alle spalle una Stoccolma silenziosa e innevata, Oskar, bambino taciturno e vessato dai bulletti del quartiere, fa conoscenza con la sua nuova vicina di casa Eli. Intanto nel circondario, proprio in concomitanza con l’arrivo della bambina, si moltiplicano alcune misteriose morti violente, che fanno pensare alla presenza di un pericoloso serial killer. Non ci vorrà molto perché il piccolo Oskar si renda conto della vera natura della sua nuova amica. Pallida e misteriosa, Eli è molto più strana di quello che sembra. Questo horror, con la sua fotografia austera e tagliente come una lama, mescola i temi dell’amore e della morte senza accenni di romanticismo. Il lungo silenzio dell’inverno nei paesi nordici, candido e avvolto dalle tenebre, è spezzato solo dal sangue, che porta l’unico accenno di colore e di calore in scena. Delicato e poetico,Lasciami entrare detta scuola per tutti gli aspiranti registi del brivido di nuova generazione, inventando uno stile e regalando nuova linfa al genere. Da non confondere con Let me in, remake statunitense del 2010 diretto da Matt Reeves che, pur essendo un’altra pellicola di gran pregio, perde le suggestioni austere e innovative dell’orginale svedese.

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