Quali sono i Migliori Film di Sempre? Classifica Top 10

la Top 10 dei Migliori Film di Sempre

“Quali sono i Migliori Film di Sempre?”: una domanda a cui ognuno risponderà in modo diverso. Ecco la mia personale classifica. Per stilarla ho tenuto conto sia dei miei gusti personali che dell’impatto che i film hanno avuto sulla storia del Cinema e sulla critica in generale. Ovviamente so bene che quest’articolo sarà oggetto di critiche feroci e di opinioni diametralmente opposte alle mie. Per questo motivo ti invito a inserire la tua personale classifica nel box dei commenti in fondo all’articolo. La tua opinione è importante per noi!

Di seguito la mia Top 10.

10) il Grande Lebowski (1998)

Diventato in poco tempo un vero e proprio film di culto e a mio avviso destinato col tempo ad essere da tutta la critica considerato uno dei film più belli di sempre. Cos’è che secondo me rende così speciale Il Grande Lebowski? Prima di tutto il fatto che quella che appare come una semplice commedia grottesca è in realtà una pellicola molto profonda. Il messaggio di fondo è allo stesso tempo malinconico e semplice. Drugo, interpretato da un grande Jeff Bridges, e i suoi amici, sono in modi diversi l’essenza del perdente “made in Usa”. Drugo però non si cura di esserlo. Il suo modus vivendi consiste nel prendere la vita come viene e nell’accontentarsi delle piccole cose: gli amici, un White Russian, il bowling.

Drugo passa la sua vita in vestaglia e ciabatte, andandoci addirittura al supermercato e non disdegnando uno spinello nel corso della giornata. Gli altri personaggi che popolano questo film sono assolutamente reali nel loro essere grotteschi. Gli amici del Drugo sono l’essenza delle nostre nevrosi. Drugo è invece quello che probabilmente tutti sogniamo di essere: persone semplici, che vivono nel proprio microcosmo cercando di fare la cosa giusta, ma guardando alla vita con tranquillità, ironia e disincanto.

La storia raccontata, che è ispirata a “Il grande sonno”, prende le mosse da uno scambio di persona. Questo trascinerà Drugo e i suoi amici in una serie di vicende sempre più grottesche e demenziali. Alla fine di queste lo spettatore si renderà però conto che il messaggio è davvero che “la vita va presa come viene”, perchè alla fine è l’unico modo per sopravvivere.

Parlare deIl Grande Lebowski, ad una visione superficiale, appare molto semplice. In realtà la sua forza sta proprio in questo. La trama è semplice, ma il film è molto complesso da comprendere nei messaggi veicolati tra un dialogo fulminante e l’altro. Infine, da un punto di vista stilistico, questo è per me di gran lunga il loro migliore film. Il fatto che a distanza di anni sia osannato da critica e pubblico dovrebbe convincerti, se non lo hai mai visto, a farlo quanto prima.

9) I sette samurai (1954)

Vincitore del Leone d’Argento nel 1954, I Sette Samurai è considerato dalla critica come il miglior film nipponico mai realizzato e secondo molti il capostipite dei film d’azione. Sicuramente uno dei migliori film di sempre. Questa pellicola di Akira Kurosawa è senza dubbio un’opera che ha cambiato la storia del cinema mondiale e che ha consegnato alla storia della settima arte il nome del regista giapponese.

La storia narrata, pur svolgendosi nel medioevo, risulta essere uno specchio del Giappone del dopoguerra. La trama prende le mosse dalla decisione degli abitanti di un villaggio che decidono di non voler più subire le violenze di un gruppo di briganti che seminano morte e distruzione. Per questo assoldano un gruppo di sette samurai, tra loro assai diversi. Questi avranno il difficile compito di eliminare il gruppo, molto più nutrito e meglio equipaggiato, dei briganti.

Il topos del trionfo del bene sul male, anche a costo di perdere la vita, è stato ampiamente visto e dibattuto nella storia del cinema. La forza de I Sette Samurai sta però nella capacità di descrivere due tipologie di uomini simbolo della storia nipponica: i samurai e i contadini. Le ampie differenze tra le due classi sociali verranno meno nel perseguimento di un bene comune. I protagonisti sono delineati perfettamente e da un punto di vista tecnico il film risulta innovativo per l’epoca.

Infine Kurosawa è riuscito a trasmettere perfettamente il messaggio che il Giappone, pur messo in ginocchio dalla guerra, sarebbe stato perfettamente in grado di rialzarsi.

8) La vita è meravigliosa (1946)

La Vita è Meravigliosa, capolavoro di Frank Capra, è un film imperdibile per chi ama il cinema. Il protagonista di questa favola immortale è un bravissimo James Stewart, che veste i panni di George Bailey. Egli è un uomo che, dopo una vita trascorsa a spendersi per il prossimo rinunciando ai propri sogni, si ritrova sull’orlo della bancarotta e decide di farla finita. Dio decide allora di inviare sulla Terra il suo angelo custode, di nome Clarence. Il suo compito sarà quello di far capire a George come sarebbe stata buia e triste la vita dei suoi cari se lui non fosse mai venuto al mondo. Se riuscirà a farlo desistere dal suicidio otterrà le tanto agognate ali che ne faranno un angelo di prima classe.

La forza di questa pellicola è senza dubbio la semplicità della trama e del messaggio che essa veicola. Il messaggio resta sempre attuale e si sostanzia in un inno all’onestà, alla generosità d’animo, alla famiglia e all’empatia verso il prossimo. Tutte queste tematiche, già presenti in opere precedenti di Frank Capra, vengono qui però trattate in modo diverso. Questo film evidenzia dei tratti fiabeschi che in precedenza il regista non aveva mai dato alle proprie creazioni. Capra ha infatti sempre preferito raccontare storie che, pur nel loro intrinseco ottimismo, si caratterizzavano per l’eccentricità dei personaggi e delle loro vicende.

Questa pellicola è invece definibile come qualcosa di “dickensiano” ed è palese il suo intento pedagogico. Vuole infatti farci capire come la vera ricchezza di un uomo si riveli nel bene che egli fa agli altri e nell’affetto dei propri amici e familiari. So bene che la presenza di questo film all’interno di questa classifica sia pericolosamente opinabile. Tuttavia credo che l’universalità della storia raccontata e il messaggio sempre attuale di questa pellicola siano ottimi motivi per inserirla in questa graduatoria.

7) Tempi Moderni (1936)

L’esempio di un film attualissimo? Un’opera di Chaplin. Tempi Moderni ha quasi 80 anni ma se fosse stato girato oggi ci farebbe gridare al “film di denuncia dei tempi attuali” e farebbe incetta di premi. All’epoca, così come avvenne per Il Grande Dittatore, il film fu invece quasi ovunque un fiasco. Esso venne addirittura accusato di essere una sorta di manifesto del comunismo.

Charlot che impazzisce per la ripetitività del lavoro alla catena di montaggio e che non riesce a reggere i ritmi sempre più vertiginosi imposti dal progresso tecnico nelle fabbriche è l’emblema dell’altra faccia del progresso. La sequenza in questione è diventata di diritto parte integrante della storia del cinema.

La trama è contemporaneamente semplice e complessa. Charlot, dopo essere stato ricoverato a causa di un esaurimento dovuto all’incapacità di reggere i ritmi di lavoro, si ritrova protagonista di una serie di disavventure. Alla fine di queste egli incontra una giovane orfana. I due si innamorano e cercano di migliorare la propria condizione esistenziale facendo qualsiasi tipo di lavoro. La buona volontà dei due si va a scontrare sempre con la spietatezza della società moderna e con la perdita di umanità che per il regista è conseguenza del progresso industriale. Non c’è speranza nel finale di un film che è una critica feroce a un mondo che emargina gli ultimi. Non c’è spazio per coloro che non riescono a stare al passo con il progresso industriale e con un società in cui sta cambiando la concezione del lavoro. La critica alla società del tempo riesce a essere efficace e feroce avvalendosi semplicemente delle immagini e delle “gags” tipiche di Charlot.

Questa è un’opera per me fondamentale anche perché è l’ultimo film muto (nei dialoghi) dell’artista inglese. Egli dimostrò come fosse possibile realizzare un capolavoro di espressività e semplicità, e si colloca di diritto tra i migliori film di sempre.

6) 8 ½ (1963)

Oscar al miglior film straniero nel 1964, Otto e Mezzo scatenò un ampio dibattito tra pubblico e critica fin dalla sua uscita nella sale. Quest’opera del maestro romagnolo è una sorta di meta-film. In esso Marcello Mastroianni si cala in un personaggio che ha tutte le caratteristiche per essere considerato un alter-ego del regista. Per la stragrande maggioranza di chi ama il cinema siamo di fronte alla pellicola che rese immortale il mito di Fellini. Per usare le parole di Dino Buzzati, ci troviamo dinanzi alla “masturbazione di un genio”. Coloro che ritenevano invece Fellini autore di un cinema troppo provinciale nei temi e nelle ambientazioni, questa pellicola non fece che confermare tale giudizio. Citiamo tra tutti Orson Welles, che di Fellini riconosceva comunque l’incontestabile genio.

Per me siamo in presenza di uno dei capolavori felliniani. Questa pellicola è altamente riflessiva e introspettiva. All’epoca di otto e mezzo Fellini era un regista alle prese con una crisi d’ispirazione e personale che si esplicava nei problemi con la moglie e nella difficoltà nel comunicare con il mondo circostante. Nel film Mastroianni è un uomo vicino ai 50 anni che durante un periodo di vacanza si trova a riflettere sulla propria esistenza.  Nel suo personaggio possiamo scrutare non solo le paure e i timori del Fellini dell’epoca, ma le paure e i timori che, arrivati alla “mezza età”, tutti si possono trovare a dover affrontare.

L’opera necessita di una grande attenzione da parte dello spettatore. Fellini, con l’ausilio di un ottimo cast e delle musiche del grande Nino Rota, ci conduce in un’esperienza “meta-cinematografica”. In essa il personaggio di Mastroianni alterna momenti reali ai sogni. In essi egli si confronta con i propri genitori, deceduti anni prima, o vede la vita andare avanti dopo la sua morte.

In conclusione, Otto e Mezzo è un film imprescindibile e alla fine della visione non si può che rimanere con la sensazione di aver visto una grande pellicola. Essa fa certamente riflettere, ma non dà soluzioni ai tormenti dell’esistenza, veicolando il messaggio che essa vada semplicemente vissuta.

5) Pulp Fiction (1994)

Può un film in soli 20 anni entrare in una classifica simile? Si, se si parla di Pulp Fiction, considerato dalla critica come una di quelle opere che segnano il confine tra un “prima” e un “dopo”. Del film che ha consacrato come autore di fama mondiale Quentin Tarantino, della sua particolare struttura narrativa e dei suoi dialoghi che vanno dal surreale all’intimista si è detto probabilmente tutto.

La trama ti è sicuramente nota. Mi limito a ricordare che ci sono una serie di personaggi le cui storie si intrecciano in un groviglio che Tarantino racconta giocando con il piano spazio-temporale della vicenda, che non è mai narrata in ordine cronologico per nessuno dei personaggi coinvolti. Personaggi come i killer Vincent Vega (che diede a John Travolta nuova popolarità), Jules Winnfield (Samuel L. Jackson) o Mia (Uma Thurman) sono entrati di diritto tra i più conosciuti della storia della “settima arte”.

Pulp Fiction è stata un’opera capace di riscrivere i “canoni” con cui vengono narrate le storie sul “grande schermo”. La sua forza dirompente sta nella capacità di miscelare generi classici dando loro nuova linfa. Si è di fronte a un film capace di creare qualcosa che prima di Tarantino sembrava impossibile: un “mix” tra ironia e violenza, le quali convivono per tutta la pellicola. Un esempio è la scena che vede coinvolto il personaggio di Bruce Willis nel retro di un negozio: si riesce a ridere per l’ironia che trasuda dalla sequenza nella quale il suo personaggio sceglie l’arma con cui di lì a poco ucciderà i suoi carnefici.

Il secondo film di Tarantino è una sorta di “manifesto della cultura pop” e del cinema di ogni latitudine. Possiamo infatti ritrovarvi rimandi a registi come Scorsese, Leone e tanti altri, per finire con gli “artigiani” del poliziesco nostrano anni ’70. Merita di diritto di stare nella top 5 dei migliori film di sempre a mio modesto parere.

4) Apocalypse Now (1979)

Apocalypse Now, di Francis Ford Coppola: per me è il migliore tra i film che raccontano la guerra e la sua feroce e inutile brutalità.

Lo spettatore viene catapultato nella guerra del Vietnam e segue le vicende del capitano Wilard. Egli ha il compito di trovare e uccidere il colonnello Kurtz, il quale ha abbandonato le forze armate americane e ha costruito una sorta di regime personale nei meandri della foresta cambogiana.

La storia è ispirata al celeberrimo “Cuore di Tenebra” di Conrad. Coppola è riuscito a farne una sorta di trasposizione cinematografica, spostando il racconto dal Congo del 19° secolo al Vietnam della guerra. Quella guerra che ha cambiato definitivamente la percezione del mondo in merito alla presunta supremazia militare americana. Questo film è leggendario anche grazie a Martin Sheen e Marlon Brando, i quali hanno dato vita agli indimenticabili personaggi del capitano Wilard e del colonnello Kurtz.

Considero Apocalypse Now fondamentale anche per il fatto che, come affermato dal regista stesso, “questa non è una pellicola sul Vietnam, è il Vietnam”. Mi sento di poter dire che si è di fronte alla più forte denuncia dell’etica distorta di chi fa la guerra. Di chi ha bisogno di trovare un fondamento giuridico-morale che sorregga e giustifichi la guerra stessa e l’uccisione di altri esseri umani.

Vi sono sequenze che sono parte integrante della storia del cinema. Ti sarà sicuramente capitato di pensare a questo capolavoro ascoltando “La Cavalcata delle Valchirie”, ormai da tutti collegata per sempre alla scena dell’attacco degli elicotteri. Ma al di là della sua grande potenza visiva e allegorica, di questa pellicola non posso non ricordare il monologo del colonnello Kurtz. Un pezzo leggendario, che insieme al resto dell’opera è un’indimenticabile descrizione della natura dell’uomo e di come questo possa regredire. Quasi fino a perdere ogni ricordo di quel che era prima della guerra e della follia che essa produce.

Per concludere voglio soffermarmi sull’impatto che “Apocalypse Now” ha avuto sui film bellici successivi. Ha avuto infatti il merito, insieme a “Il Cacciatore”, di cambiare la percezione della guerra sul “grande schermo”. Da allora l’attenzione di quasi tutti i grandi registi si è concentrata sulle conseguenze che la guerra ha sull’uomo in quanto singolo e sul suo microcosmo sociale e non più sulla descrizione dei combattimenti. Apocalypse Now merita di essere citato tra i migliori film di sempre proprio per questo motivo.

3) C’era una volta in America (1983)

C'era una volta in America rientra tra i capolavori della cinematografia mondiale che non sono stati capiti dall’Academy. Sembra incredibile a pensarci oggi, ma il testamento artistico di Sergio Leone non ha ottenuto nemmeno una statuetta.

“Sviste” dell’Academy a parte, se dovessero chiedermi a che genere appartiene questo film non saprei rispondere e probabilmente la sua grandezza sta anche nello sfuggire a ogni catalogazione. “C’era una volta in America” non è infatti un semplice “gangster movie”. “C’era una volta in America” è un film sull’amicizia, sul tradimento, sulla violenza e sul tempo che scorre inesorabile oltre che sulla memoria. Ma per me è soprattutto una riflessione malinconica su come, a un certo punto della vita, ci si trova davanti al pensiero di “quello che sarebbe potuto essere e invece non è stato” a causa dei nostri errori o di quelli altrui.

C'era una volta in America è uno dei migliori film di sempre, ed è il terzo capitolo di quella che è conosciuta come la “trilogia del tempo”. Questa pellicola è passata agli annali anche per la struggente colonna sonora di Ennio Morricone. La storia si snoda dall’inizio degli anni ’20 alla fine degli anni ’60 e la narrazione avviene con l’utilizzo di continui flashback che si alternano con il presente. Questa struttura narrativa consente allo spettatore di poter percepire appieno i mutamenti dei personaggi e i cambiamenti che il passaggio dall’infanzia all’età adulta ha prodotto in loro.

Nelle più di tre ore di film si segue l’epopea commovente e tragica di una grande amicizia, quella tra Noodles (un indimenticabile Robert De Niro) e Max (James Woods), da quest’ultimo tradita. Max, passati tanti anni e diventato un politico molto influente, è ora vittima del suo stesso potere e vive in attesa di essere ucciso da chi quel potere lo ha aiutato a conquistarlo. Per questo ha fatto in modo di far tornare Noodles, con cui si era fatto un nome nella criminalità di New York e da cui si era fatto credere morto: vuole che sia lui a porre fine alla sua vita.

2) Quarto Potere (1941)

“La depressione è quando realizzi che Orson Welles alla tua età aveva girato Quarto Potere. Quando penso al capolavoro di Orson Welles mi torna sempre in mente la battuta che un mio amico fece in occasione dei suoi 26 anni. Secondo molti si è di fronte al miglior film di sempre. Come è ovvio molto dipende dal proprio gusto personale, ma è certo che “Quarto Potere” è un capolavoro assoluto.

Questa pellicola ha infatti segnato un punto di svolta nelle modalità d’uso della macchina da presa. Ha inoltre rivoluzionato il concetto stesso di “piano sequenza” e di “profondità di campo”. Da un punto di vista contenutistico siamo di fronte ad un film che racconta in modo impeccabile sentimenti quali l’infelicità umana e l’incurabile insoddisfazione esistenziale. Per molti è da considerare come il primo film del cinema contemporaneo tanto che un cineasta come Truffuaut svelò che per lui “il sogno di diventare regista nacque con questa pellicola”. Se pensiamo che alla sua uscita venne stroncato da pubblico e critica si capisce come non sempre le pietre miliari vengono subito riconosciute come tali.

Ma qual è la trama di Quarto Potere? Se stai leggendo questo articolo probabilmente la conosci a memoria. Tuttavia non si può parlare di un film, qualsiasi esso sia, senza descriverne brevemente l’intreccio.

Charles Kane, è un magnate dell’editoria che possiede più di 40 testate giornalistiche. Egli muore in solitudine dopo una vita trascorsa tra successi e dolori personali alternatisi a rovinose cadute. Un reporter decide di indagare per scoprire cosa, prima di spirare, abbia voluto dire pronunciando la parola “Rosebud”. Lo spettatore attraverso le indagini del giornalista e diversi flashback rivivrà la vita di Kane e avrà un vero e proprio indimenticabile affresco dei sentimenti umani e della caducità del potere e delle cose terrene.

1) Il grande dittatore (1940)

Uno dei parametri per stabilire se si è di fronte ad uno dei migliori film di sempre è la capacità di un’opera di resistere al tempo che passa. La storia del cinema è ricca di pellicole che, considerate capolavori al momento dell’uscita nelle sale hanno poi, a distanza di anni, accusato il peso dell’età e della decontestualizzazione dal proprio tempo.

Sono tanti i motivi per cui considero Il Grande Dittatore meritevole del 1° posto nella mia graduatoria dei migliori film di sempre. Primo tra tutti vi è il suo essere ancora oggi, a distanza di più di 70 anni, una pellicola il cui messaggio di fondo, che commuove e spinge a riflettere, è tremendamente attuale.

La trama è nota. Chaplin è un barbiere ebreo che congedato dall’esercito della Tomania in seguito ad un incidente occorsogli in guerra, passa molti anni in una struttura sanitaria. Tornato a casa viene a conoscenza del fatto che ora il paese è comandato da Adeinod Hynkel, anch’esso interpretato da Chaplin. Costui è uno spietato dittatore con due obiettivi: quello di perseguitare la popolazione di fede ebraica e quello di dominare il globo.

La rappresentazione della satira anti-hitleriana è un’operazione coraggiosa se si pensa che il film è del 1940. La storia si snoda in momenti comici e grotteschi, come il dialogo tra l’alter-ego di Hitler e quello di Mussolini, di nome Bonito Napoloni, o la famosissima scena del mappamondo.

In uno spazio così breve è impossibile descrivere tutto ciò che rende la visione di questo film imprescindibile. Mi limito quindi a ricordare la sequenza finale. il barbiere ebreo si è sostituito per un caso del destino al feroce dittatore e davanti a migliaia di soldati e a milioni di persone incollate alle radio pronuncia il celeberrimo “Discorso all’umanità”. Questo monologo è un inno alla pace e alla fratellanza tra i popoli. Ogni volta in cui ho occasione di riascoltarlo mi colpisce la potenza espressiva che riesce a sprigionare e la sua tremenda attualità.

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