Da sempre le lumache sono state usate impiegate nell’ambito della gastronomia grazie alla prelibatezza della loro carne e all’inaspettata versatilità di questa nell’ambito culinario. Tuttavia, esiste una parte della lumaca che solo di recente è stata effettivamente valorizzata, destando non poco stupore per l’incredibile multiformità cui essa può essere impiegata: la bava delle lumache. Conosciuta già sin dall’antichità (basti pensare che il suo utilizzo pare risalga ai tempi di Ippocrate) negli ultimi tempi ha conosciuto una vera e propria rivalutazione nell’ambito scientifico.
I metodi per raccogliere ed estrarre la bava delle lumache
Per estrarre questo che potremmo definire una sorta di nuovo ”elisir”, ci sono vari metodi. Innanzitutto è importante capire che il muco secreto dalle lumache, è fondamentale per garantirne il movimento senza che questa si ferisca. L’importanza della bava, per una lumaca, non è tanto diverso dall’importanza di mettere l’olio nella propria automobile: grazie infatti alle funzioni lubrificanti, il mollusco è in grado di muoversi con facilità. Il muco, inoltre, funge anche da meccanismo di difesa.
Ma esattamente come si raccoglie la bava? Ci sono due metodi sostanzialmente.
- La raccolta manuale. I molluschi vengono messi in apposite tinozze dopo averli preventivamente lavati al fine di eliminare eventuali impurità. Dopodiché questi animali vengono delicatamente spostati e sollecitati, affinché producano il muco. Per non stressare e ledere eccessivamente le ghiandole che permettono la secrezione della bava, si raccomanda di utilizzare animali sempre diversi tra loro, lasciandoli riposare almeno per 30 giorni, al fine di evitare inutili sollecitazioni che potrebbero rivelarsi pericolosi per l’incolumità dell’animale stesso. Lo sfregamento del guscio deve essere fatto soggetto per soggetto, possibilmente stimolando il guscio con un bastoncino di ovatta.
- La raccolta attraverso appositi macchinari. Questo metodo, seppur più comodo e veloce, è in realtà poco utilizzato da parte degli elicicoltori. Per aumentare la produttività, infatti, sovente vengono utilizzati macchinari che sollecitano eccessivamente la lumaca, causandone così grandi sofferenze o, in alcuni casi, la morte. È per questo che, infatti, l’impiego di tali macchinari presuppongano una particolare attenzione all’etica e al rispetto verso l’animale stesso. Talvolta, inoltre, vengono utilizzati alcuni ”stimolanti” per favorire la secrezione del muco, come ad esempio il sale o l’aceto. Ma l’impiego dei macchinari per lo svolgimento di questa operazione è quindi proprio consigliato? La risposta è no, è infatti possibile utilizzare dei macchinari per la produzione del muco, avendo cura di scegliere delle attrezzature definite ”cruelty free”, ossia che non vadano a danneggiare le chiocciole, portandole così alla morte. La cura dei molluschi è non solo un atto etico, ma se si vuole anche economico: le chiocciole infatti, se trattate bene, potranno essere riutilizzate più volte dopo opportuni periodi di riposo.
Dopo il processo di estrazione, è necessario far riposare la chioccola all’interno del recinto, garantendo così la tutela della sua salute, e facendo in modo che si rifocilli a dovere. È importante che trascorra un mese tra una sollecitazione e l’altra, avendo cura di scegliere ogni volta animali non trattati nei giorni precedenti, evitando così il decesso delle chiocciole per eccessivo sforzo o sollecitazione.
Dopo l’estrazione
Una volta raccolto il prezioso liquido, la cui sollecitazione manuale porta alla produzione di pochi centilitri di liquido solo ore dopo lo sfregamento del guscio, questo viene filtrato una prima volta per eliminare eventuali impurità residue. Dopo la prima filtrazione, la bava viene nuovamente microfiltrata: a questo punto è pronta per la produzione di cosmetici (soprattutto creme) e medicinali, il cui sapiente utilizzo può portare alla prevenzione e alla cura di tanti fenomeni talvolta spiacevoli.
Chiaramente la raccolta manuale comporta un lavoro maggiore, implicando più attenzione e soprattutto più pazienza durante la fase di estrazione del muco. Tuttavia, questo sforzo viene ampiamente ripagato grazie ad una qualità maggiore della bava prodotta, la quale risulta essere completamente priva degli stimolanti sopracitati che portano ad un’ingente quantità di liquido, a discapito della qualità e del rispetto nei confronti di questi piccoli esseri.
In definitiva, il mercato dell’elicicoltura ha conosciuto un notevole sviluppo negli ultimi anni, garantendo così un rilancio più che positivo nella produzione di questa sostanza così particolare, il cui impiego trova un riscontro decisamente ottimo sia dal punto di vista farmaceutico che dal punto di vista cosmetico.
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